TOMMASO FAZELLO

Tommaso Fazello? Il frate domenicano fu un genio del Rinascimento italiano, una gloria del mondo intero, un personaggio gigantesco, tra i fondatori delle scienze archeologiche.

Lo ha definito così lo storico e saggista Ferdinando Maurici il 9 agosto 2021 in occasione della presentazione a Sciacca del suo libro La Sicilia archeologica di Tommaso Fazello, promossa dall’Assessorato alla Cultura con la biblioteca “Aurelio Cassar”.

La prima presentazione ufficiale del volume non poteva che avvenire a Sciacca, in quella che è la città natale di Tommaso Fazello che “a buon diritto può essere considerato uno dei padri fondatori della topografia storica e dell’archeologia. Al suo paziente e tenace lavoro di ricerca si deve infatti l’identificazione di numerose città antiche della Sicilia”.

Un lavoro enorme, quello portato a termine da Fazello, durato anni e anni, girando l’isola a piedi o a dorso di mulo. E lo racconta lui stesso, il frate domenicano, nella parte iniziale del suo De rebus siculis decades duae: “Un’opera storica non inutile, alla quale non mi rincrebbe di dedicare tutto il tempo libero che da venti anni a questa parte son venuto quasi a rubare alle mie grandi e innumerevoli occupazioni. E perché non sembrasse ch’io facessi affermazioni avventate sui particolari geografici e cronologici che dipendono dall’antichità, dopo avere attraversato in lungo e in largo la Sicilia quattro volte e anche di più, indagando in ogni dove, con la massima attenzione, confrontai continuamente quei particolari con le affermazioni degli autori, restando soddisfatto solo quando riuscivo ad avere notizie pienamente certe. Per tutta questa diligenza, non senza merito mi è lecito vantarmi del fatto che sono tornati in vita, come richiamati dagli inferi, parecchi luoghi fortificati e città grandissime già sepolte sotto rovine, ruderi, sterpaglie e campi arati, che erano usciti totalmente dalla vista e dalla mente della gente dei nostri tempi”.

Per Ferdinando Maurici il De rebus siculis decades duæ è stato e rimane uno strumento quotidiano di lavoro per chiunque studi la Sicilia antica, e non solo: la prima decade può essere considerata anche il primo grande libro di viaggio in Sicilia, la prima opera che – dal Grand Tour all’odierno turismo di massa – ha guidato per secoli generazioni di visitatori.

Nato nel 1498 a Sciacca, ancora adolescente è entrato nel convento di San Domenico di Palermo, ricevendo l’ordinazione sacerdotale e rimanendoci come insegnante di Teologia. È stato anche investito di alti incarichi come quello di primo consultore del tribunale dell’Inquisizione della fede. Ai suoi impegni religiosi, aggiunse lo studio, le ricerche, le escursioni in giro nell’isola che prepararono il materiale per la stesura della sua grande opera De rebus siculis decades duæ la cui prima edizione risale al 1558 poi riveduta e ampliata nelle edizioni del 1560 e 1568.

“Il più grande storico siciliano dell’età moderna”, così lo ha definito nella sua Storia di Sciacca Francesco Cassar nel delineare la sua unicità: “Protoarcheologo, vale a dire iniziatore in assoluto dell’Archeologia moderna. Il che ha potuto verificarsi in quanto è prevalso il rispetto nei confronti di giudizi consolidati e per ciò stesso ritenuti esaustivi, quali ‘Padre della storia siciliana’ o ‘Patriarca della storia della Sicilia’”.

Il compianto Sebastiano Tusa il 7 novembre 2018 ha dedicato una lectio magistralis a Tommaso Fazello, nella chiesa di San Domenico in una iniziativa promossa dall’assessorato alla Cultura, dalla biblioteca Cassar e dall’associazione Amici del Museo del mare “Vincenzo Tusa”. Per Sebastiano Tusa, Fazello è l’inventore della dell’archeologia scientifica. E ha citato, a conferma, Biagio Pace, ritenuto uno dei più autorevoli archeologi e storici siciliani di livello internazionale: “Nella sua opera monumentale Arte e civiltà nella Sicilia antica, Biagio Pace inizia con l’affermare il grande merito di Tommaso Fazello nell’avere per primo individuato un metodo di ricerca, che è il metodo che possiamo oggi dire ‘topografico-archeologico’, cioè della ricerca sul campo, cercando e riuscendoci in molti casi a riunire una profonda conoscenza testuale delle fonti a una conoscenza del terreno. Quindi, a verificare quello che le fonti scrivevano nella convinzione che, e in questo fu veramente lungimirante, che le fonti non possono essere acriticamente registrate e utilizzate”. Tommaso Fazello è stato mosso da grande passione, da un grande amore verso la sua terra per cercare, dice Sebastiano Tusa, di “glorificare, esaltare la Sicilia a livello nazionale e internazionale, dando un ruolo alla Sicilia che prima non aveva. La sua pubblicazione fu alla base dell’interesse che si sviluppa poco dopo per la Sicilia. I grandi viaggiatori che visiteranno l’isola hanno un interesse che nasce da questa capacità che Fazello ebbe di far uscire la Sicilia dall’oscurità, di far capire che in Sicilia c’è una grande monumentalità”.

Tommaso Fazello è morto nel convento di San Domenico a Palermo l’8 aprile 1570.

La città di Sciacca gli ha dedicato il liceo classico di via De Gasperi, una strada nel vecchio quartiere di San Michele, una galleria d’arte con antiche ceramiche nell’ex monastero di Santa MAria dello Spasimo e una statua collocata nella villetta tra le piazze Scandaliato e Rossi, opera dello scultore Filippo Prestia.

 

Raimondo Moncada

 

FONTI

Enciclopedia Treccani, nel profilo curato da Rosario Contarino

La Sicilia archeologica di Tommaso Fazello, di Ferdinando Maurici

Lectio magistralis tenuta da Sebastiano Tusa nella chiesa di San Domenico a Sciacca il 7 novembre 2018

Storia di Sciacca, volume II, di Francesco Cassar

Ultimo aggiornamento

19 Giugno 2024, 10:56