San Calogero e la sua sacra grotta
C’è una sacra cavità in vetta al monte Cronio, colma di spiritualità e di caldi vapori provenienti dal ventre della montagna.
È la grotta di San Calogero.
Si tramanda che in essa il santo eremita visse tra la fine del V e l’inizio del VI secolo d.C.
Veniva dalla Calcedonia, nell’odierna Instabul, in Turchia.
All’interno della grotta, dopo un lungo peregrinare per la Sicilia, trascorse l’ultima parte della sua esistenza terrena dedicata alla sua missione religiosa, ai bisognosi, alla cura dei malati.
Nel silenzio di questo luogo, riscaldato dai vapori provenienti dal cuore della terra, San Calogero “si ritirava in preghiera, celebrava l’eucarestia e prendeva energia per la missione che Dio gli aveva affidata: evangelizzare la Sicilia”.
Così è scritto in una pergamena incorniciata all’ingresso della grotta che reca anche delle utili informazioni sull’eremita, sul luogo, sulla sua storia, sulle tradizioni:
“Qui San Calogero curava i malati liberandoli dalle malattie del corpo e dello spirito. Dopo aver evangelizzato la Sicilia, in questa grotta San Calogero morì e fu sepolto (il suo corpo poi fu portato nel monastero di Fragalà, Messina). Fin dai primi anni dopo la morte di San Calogero, la grotta è ricordata dagli storici come meta di pellegrinaggi che, pregando con grande fede, vi trovano la guarigione dalle loro malattie. L’ultimo martedì di ogni mese qui si celebra una Messa per tutti i devoti”.
Straordinaria è la devozione a Sciacca.
Il martedì dopo la Pentecoste, si celebra la giornata di pellegrinaggio, preghiera e ringraziamento, con un itinerario che si percorre a piedi, dalla chiesa Madre all’antico santuario.
Un edificio la cui costruzione risale al 1530.
Nel 1979, papa Giovanni Paolo II ha elevato il santuario a basilica.
I frati francescani del Terzo Ordine Regolare, che l’hanno in custodia, ne hanno fatto “un centro di irradiazione del culto e della devozione al santo eremita”.
All’interno della chiesa, dietro l’altare centrale, è collocata una statua di marmo commissionata nel 1536 allo scultore Antonello Gagini e consegnata tre anni dopo dal figlio Giacomo, dopo la morte del padre.
Nella grotta, situata proprio sotto la basilica-santuario, in una parete è murato un pannello in maiolica che raffigura San Calogero vecchio con la mano destra che tiene un libro (segno del suo amore per la Scrittura) e con la sinistra in atto di benedizione. Ai suoi piedi, da una parte c’è la cerva che lo nutrì con il suo latte ferita al collo, dall’altra parte il cacciatore Siero, detto Arcario, che ferì l’animale genuflesso in atto di preghiera e di perdono. Risulta essere il pannello maiolicato con la data più antica di Sicilia (1545).
Un luogo di raccoglimento, di fede, di mistero, di grande spiritualità, di arte.
Raimondo Moncada
FONTI
San Calogero al monte, di Giuseppe Verde, giugno 2013
Rivista Kronion, marzo-aprile 1955
Materiali informativi dei Frati Francescani del Terzo Ordine Regolare
Ultimo aggiornamento
30 Maggio 2023, 10:12